Casella di testo:

Riccardo Prevosti

e l’anima delle cose

 

Nasce a Brescia. Il suo percorso artistico parte dai primi anni  settanta in una città industriale e un po’ sonnambula ma carica d’impulsi creativi destinati a rivoluzionare i concetti della sua quotidianità e di un lavoro vissuto come semplice traccia di vita. La svolta è nel 1974 con l’arrivo nella stamperia di Luigi Corsini, urbinate maestro incisore, e l’approccio alla calcografia che lo appassiona. Da allora sarà un riprodurre sensazioni, un esprimere curiosità , che lo portano a una ricerca continua nell’unicità di momenti che l’incisione moltiplica e dà.

In Prevosti emerge quel carattere artistico  punto d’unione tra il rapporto pittorico che esiste nel disegno, inteso come idea iniziale, e il compiuto in cui si evince l’evoluzione dell’idea originaria.

In quegli anni inizia anche la sua attività espositiva, prima in collettive poi in alcune personali: la prima nel 1979 presso la Galleria Bottega d’arte in Brescia, poi il confronto costruttivo nell’ambito della Rassegna didattica di calcografia presso il chiostro di San Clemente in Brescia in collaborazione con il Centro Internazionale di Grafica di Venezia.

Riccardo Prevosti apprezza l’incidere figurativo come le astrazioni e le campiture frutto di effetti di luce su corpi o rappresentazioni crepuscolari, sogni calati in ambienti che si rifanno al surrealismo, segni intrisi di poesia, nell’estraneazione che richiama una anamnesi platonica. Una sua costante è la maniacalità della perfezione intesa come inquadratura di quanto sente e di tutto ciò che può trasmettere qualcosa. Ecco allora i diversi approcci che andrà a vivere nel suo cammino sulla strada dell’arte confrontandosi con nuove realtà culturali e con artisti di altre ispirazioni e tendenze. I viaggi in diversi luoghi che chiamerà “della memoria”, in particolare in Francia con soggiorni a Saint Dizier e a Nancy, lo vedranno frequentare ambienti artistici che rinnoveranno in lui l’entusiasmo per la sua formazione professionale.

E’ degli anni Ottanta la costituzione del gruppo L’Acquaforte: un’esperienza che produrrà contatti significativi e mostre interattive nelle biblioteche di Verolanuova, Ponte Zanano, Castelcovati, Marcheno. Nel 1984 partecipa all’Art Expo di Brescia, nel 1987 è a Cernobbio (Como) per “L’originalità della Stampa d’Arte” a cura dell’Assessorato alla Cultura. Seguiranno importanti appuntamenti in luoghi che all’arte incisoria hanno dedicato spazi e musei: nel 1991 arriva ad Urbino, esponendo nel prestigioso Collegio Raffaello, così come è chiamato, nel 1993 ad esporre a Bagnacavallo (Ravenna) – dove ritornerà su invito nel 1997, nel 2006 e nel 2008 – e a donare una sua opera al locale archivio del Gabinetto delle stampe Antiche e Moderne, mentre nel 1997, nel Palazzo Pretorio di Certaldo (Firenze) presenta quale omaggio a Boccaccio, l’incisione dal titolo Griselda, un’acquatinta – maniera matita – maniera sale – rilievo che  riceve elogi da Robert Hollander, uno dei più importanti sudiosi di Dante e Boccaccio, professore emerito dell’Università di Princeton e cittadino onorario di Certaldo proprio in quell’anno e incontra il favore del pubblico e della critica. Infine, nel 1999, sarà all’Accademia di Belle Arti di Bologna. Oltre una sua presenza all’estero nel 1994 presso la Galleria Nuova Ostrava Poruba nella Repubblica Ceca e alla VII Triennnale mondiale della Stampa e dell’Incisione Originale all’Espase Triennal Ville del Chamalières in Francia nel 2006, dove riceve l’ambito attestato, firmato dall’allora presidente della Triennale Louis Giscard d’Estaing, “pur sa contribution  au rayonnement de l’art de notre temps”.

Sue opere si trovano in collezioni private e pubbliche, tra cui la Fondazione Biblioteca Morcelli, Pinacoteca Repossi di Chiari (Brescia). Nel 1990 Andrea Barretta, direttore responsabile della rivista di cultura e turismo Notizie Viaggio, lo invita a collaborare per illustrare con i sui disegni la serie di servizi dedicati ai Grandi Viaggiatori: da Goethe a Stendhal. Nel 1992 e nel 1997 tiene due importanti personali, la prima a Brescia nella ex Chiesa di San Zenone all’Arco e la seconda a Urbino nella Saletta Paolini/Nezzo a cura del Rotary Club: squarci di una scena che cerca di uscire dal classico per testimoniare ed esaltare un messaggio che nell’assolutezza del suo nitore è la mappa per trovare la narrazione del suo dire e del suo fare che troveranno un prezioso riconoscimento nel 1999 al “Premio Internazionale Biella per l’Incisione”.

Prevosti dimostra di saper spaziare liberamente nelle varie tecniche calcografiche preferendo soprattutto l’acquatinta, la vernice molle, la maniera sale e la maniera nera. Ma il suo orizzonte artistico trova concretezza nella sperimentazione che fin dagli anni Ottanta sarà determinante e costituirà il suo canone distintivo: il rilievo o battuta a secco. Non solo. Il classico supporto delle lastre di zinco o di rame si associano -  o addirittura verranno sostituite – con elementi da egli stesso assemblati con materiali di scarto presi chissà dove e che nel suo studio contribuiranno a inscenare un laboratorio come meditazione tra il suo essere e la realtà circostante.

Gli apprezzamenti giungono a confermare uno stile. Nel 2003 è all’Accademia d’Arte di Pisa per il Premio IT ART, poi ad Acqui Terme, a Viareggio e  a Cavaion Veronese. Seguono nel 2006 la partecipazione  al 1° Concorso Internazionale Ex Libris Remo Palmirani “Il Cantico dei Cantici” alla Rocca Sforzesca di Soncino (Cremona). Nel 2009 alcune collettive tra Brescia (Museo del Piccolo e Grande Miglio, Museo della Mille Miglia) e a Milano (Archivi del ‘900). Nel 2010 all’Astoria Park Hotel di Riva del Garda (Trento) e la collettiva “Velocità, modernismo, avventura e viaggio” a Brescia, e in ottobre al Museo della Donna di Ciliverghe di Mazzano con un’opera scelta come immagine per l'invito.

La sua continua ricerca e le sue dilazionate presenze al pubblico, sono il silenzio meditativo cui attinge in una sorta di maieutica che tra luci e colori – che non sacrifica al bianco e al nero – partorisce l’anima. L’arte di ricerca che persegue però, da non confondersi con l’arte d’avanguardia o di neoavanguardia, che dir si voglia, è quella che non impone a se stesso e agli altri la propria tecnica,  ma la tenuta di un’ansia creativa che tramuta l’estetica di un nuovo percorso, ora pervaso dalla proposizione della stampa a colori simultanei inventata da Stanley William Hayter, iniziata a studiare dopo aver conosciuto Hector Saunier, attuale direttore dell’Atelier 17, oggi Contrepoint, a Parigi. Oggi Prevosti riesce a spaziare dall’arte incisoria classica a quella con supporti polimaterici, dall’arte digitale alla fotografia, e collabora con la Galleria ab/arte di Brescia per gli allestimenti e come consulente per la calcografia. In tale ruolo ha curato le mostre: “Geometrie e tagli di luvce nelle incisioni di Luigi Corsini”, “Vladimiro Elvieri e maria Chiara Toni: ai confini del segno”, “Giuliana Montanari: storia di pagine incise”.

Riccardo Prevosti

Nel 2006 alla VII Triennnale mondiale della Stampa e dell’Incisione Originale all’Espase Triennal Ville del Chamalières in Francia, riceve l’ambito attestato (nella foto a destra), firmato dall’allora presidente della Triennale Louis Giscard d’Estaing, “pur sa contribution  au rayonnement de l’art de notre temps”.

Sotto: la copertina del catalogo.

Nel 1992 e nel 1997 tiene due importanti personali, la prima

  a Brescia nella ex Chiesa di San Zenone all’Arco e la   

  seconda a Urbino nella Saletta Paolini/Nezzo a cura del

   Rotary Club: squarci di una scena che cerca di uscire dal

    classico per testimoniare ed esaltare un messaggio che

    nell’assolutezza del suo nitore è la mappa per trovare la

     narrazione del suo dire e del suo fare che troveranno un

      prezioso riconoscimento nel 1999 al “Premio

      Internazionale Biella per l’Incisione”.

Riccardo Prevosti

con Andrea Barretta (a destra),

giornalista, scrittore

e art director

della Galleria ab/arte di Brescia

con la quale collabora

per gli allestimenti e come consulente per la calcografia.

“Grafica d’arte”, la rivista di storia dell’incisione antica e moderna e storia del disegno, nel numero di giugno 1998, scrive che fra le tre stampe più belle viste dall’inizio del 1987 ad oggi c’è quella di Riccardo Prevosti.

La continua ricerca di Riccardo Prevosti e le sue dilazionate presenze al pubblico, sono il silenzio meditativo cui attinge in una sorta di maieutica che tra luci e colori – che non sacrifica al bianco e al nero – partorisce l’anima. Prevosti dimostra di saper spaziare liberamente nelle varie tecniche calcografiche preferendo soprattutto l’acquatinta, la vernice molle, la maniera sale e la maniera nera. Ma il suo orizzonte artistico trova concretezza nella sperimentazione che fin dagli anni Ottanta sarà determinante e costituirà il suo canone distintivo: il rilievo o battuta a secco. L’arte di ricerca che Riccardo Prevosti persegue però, da non confondersi con l’arte d’avanguardia o di neoavanguardia, che dir si voglia, è quella che non impone a se stesso e agli altri la propria tecnica,  ma la tenuta di un’ansia creativa che tramuta l’estetica di un nuovo percorso, ora pervaso dalla proposizione della stampa a colori simultanei inventata da Stanley William Hayter, iniziata a studiare dopo aver conosciuto Hector Saunier, attuale direttore dell’Atelier 17, oggi Contrepoint, a Parigi. Nel 1992 e nel 1997 tiene due importanti personali di Riccardo Prevosti, la prima   a Brescia nella ex Chiesa di San Zenone all’Arco e la seconda a Urbino nella Saletta Paolini/Nezzo a cura del  Rotary Club: squarci di una scena che cerca di uscire dal classico per testimoniare ed esaltare un messaggio che nell’assolutezza del suo nitore è la mappa per trovare la     narrazione del suo dire e del suo fare che troveranno un prezioso riconoscimento nel 1999 al “Premio Internazionale Biella per l’Incisione”.

Nelle foto: la copertina del catalogo,  

      in carta cotone, curato da Andrea Barretta,

 e a destra il frontespizio.

In Riccardo Prevosti emerge quel carattere artistico  punto d’unione tra il rapporto pittorico che esiste nel disegno, inteso come idea iniziale, e il compiuto in cui si evince l’evoluzione dell’idea originaria.

<title>Riccardo Prevosti - Artista incisore calcografo - Brescia</title>