Mauro Corradini, Bresciaoggi 12 marzo 2011

 

Riccardo Prevosti e l'incisione:

la storia di una grande passione

 

Il libro / Pubblicato dalla galleria Ab di Andrea Barretta,

è dedicato all'artista bresciano
Dagli anni Settanta una magia sfociata in risultati rilevanti

 

Inizia nella prima metà degli anni Settanta la storia di un amore, quello di Riccardo Prevosti per l'incisione; l'involontario trait-d'union tra l'artista e il mezzo è stato Luigi Corsini, Gigi, pittore e incisore marchigiano, che aveva in città una stamperia in cui si sono formati moltissimi nostri incisori.
L'incontro con l'incisione è per Prevosti una rivelazione; la magia che ha legato l'artista a questa tecnica (le parole sono sue) ha continuato ad alimentare una passione, una sperimentazione, e, quasi di necessità, un'abilità tecnica con cui ottiene risultati rilevanti in cui confluiscono
le tecniche tradizionale (predilige l'acquaforte e l'acquatinta) e gli esiti di una lunga sperimentazione.
Sono ormai quasi quarant'anni che l'incisore sperimenta, dalla tecnica Hayter all'uso dell'incisione a secco (senza inchiostro; un rilievo nella carta e un bianco su bianco come esito espressivo), fino alla contaminazione tra matrici diverse, da quelle «classiche» dell'acquaforte a quelle con lastre polimateriche, che danno all'immagine esiti innovativi.
Il mondo dell'incisione è un mondo a sé, un mondo a parte; ricordiamo che già Baudelaire attribuiva all'incisione la «impossibilità» per l'artista a non essere sincero, visto
che il mezzo aiuta e «obbliga» a trascrivere tutto l'animo, attraverso il segno; e forse, proprio per questo l'incisione chiede una relazione ravvicinata, un intimo colloquio con il lettore, per cui una certa dose d'incomprensione deve essere accettata, come scotto per un'arte così straordinariamente duttile, unica e singolarmente difficile.
Prevosti, accanto alla tecnica, in oltre trent'anni di attività ha proposto un mondo poetico in cui confluiscono tanto una matrice di natura surreale, una dimensione poetica che sembra discendere dal sogno ad occhi aperti, quanto un'immagine di natura visionaria, accelerata verso mondi altri, in
cui realtà e visione si confondono, come si confondono i segni figurativi con le aperture ritmiche verso astrattismi che rinviano tuttavia ai mondi esterni, ai mondi lontani, alla libertà inventiva che sembra recuperare certe immagini sognanti della cultura del secondo dopoguerra.
Uu volume recentemente edito raccoglie la storia, un amore diremmo, e si propone con il medesimo ritmo quieto della ricerca interiore che il pittore bresciano ha portato in luce attraverso una lunga e documentata attività poetica. Si tratta di un libro d'arte, presenza rara in tempi recenti; un libro dedicato alla vicenda peculiare di un incisore è sempre
un dono prezioso.
Il volume è edito dalla galleria cittadina di riferimento per l'artista, Ab/Arte di Andrea Barretta. Per i lettori, l'emozione di una appassionata ricerca.


Riccardo Prevosti: «La malinconia e il sogno»,

a cura di Andrea Barretta, Ab/arte (febbraio 2011)

La “musica” di Riccardo Prevosti ha  radice in un cuore sepolto che seguita a battere, che freme dietro il sipario di stanze e orizzonti artificiali, figure e simboli trasfigurati in una sorta di ascetico distacco terreno.

Riccardo Prevosti